lunedì 30 settembre 2013

Spot Nutella 2013: personalizzala con il tuo nome

Prima c'è stata la Coca Cola che con le bottiglie e le lattine personalizzabili ha incrementato le sue vendite, adesso tocca a un altro grande nome di uno dei prodotti più conosciuti in tutto il mondo: la Nutella.
Da qualche giorno, infatti, in tv stanno mandando il nuovo spot dell'azienda italiana che conserva in sè la tradizione e l'attenzione alla famiglia.


Si parte da un bimbo, Stefano, che fa colazione con pane e Nutella; la voce fuori campo dice: "sei nato Stefano, poi è arrivata la tua sorellina e sei diventato Fefè".
Nel corso dello spot quel bambino viene chiamato in tanti modi: con il suo cognome, Bianchi, dalla maestra di scuola o "quattr'occhi" dai compagni di scuola. E poi è arrivata lei, la prima fidanzatina, che lo ha chiamato "amore", "cucciolo" o "cuoricino"; è diventato "capo" e anche "papà".
Ma anche se in tutti questi anni della sua vita è stato chiamato in tanti modi, per Nutella resta sempre Stefano, quel Stefano a cui piace tanto far colazione con Nutella.
Il tutto per presentare la nuova campagna di Nutella che permette ai suoi clienti di personalizzare il barattolo con il proprio nome (proprio come ha fatto la Coca Cola).
Mica male come idea.

domenica 29 settembre 2013

Il triste destino delle vedove tibetane: la storia di Zanta

Zanta, la vedova tibetana
C'è un detto tibetano che dice: "Le donne non valgono un centesimo" e in esso c'è tutta una tradizione e una società patriarcale in cui la donna non ha valore ed  è sottomessa all'uomo che può picchiarla e farle del male.
Nel documentario "Zanta" della regista americana Jocelyn Ford si narra la storia di una di queste donne.
Lei si chiama Zanta, è vedova ed ha un figlio di 7 anni, Yang Qing.
Vive in un piccolo villaggio di Barwo che sorge sull'altopiano tibetano al confine con la Cina e qui i contadini buddhisti coltivano la terra in cerca di un buon karma per reincarnarsi in una vita migliore.
Per un tempo immemorabile sono stati governati da un re tibetano, poi negli anni '50 è arrivato l'esercito cinese.
Oggi molti degli abitanti del villaggio sono emigrati a Pechino per fare i venditori ambulanti e Zanta è una di loro.
La donna è colpevole di aver infranto le regole che fino ad allora prevedevano che una donna dovesse nascere, sposarsi e morire sempre nello stesso villaggio. Infatti, Zanta fugge all'età di 18 anni con un ragazzo di 16 che viveva dall'altra parte della montagna.
Un giorno, però, senza volerlo, il ragazzo fa cadere per terra la madre e questa lo maledice: da quel giorno il giovane si è ammalato ed è morto, scrivendo un triste destino per Zanta.
Le donne vedove tibetane diventano di proprietà della famiglia del marito: è successo anche a Zanta che, però, un giorno decide di lasciare il suo villaggio per raggiungere Pechino.
Lì trova tutto un altro mondo, una città piena di grattacieli e treni velocissimi, e con i risparmi di tutta una vita (solo 125 dollari) cerca di creare un futuro per suo figlio.
E proprio in quella città conosce la regista, Jocelyn, che diventa protagonista nel documentario: Jocelyn vive da 25 anni in Asia e fa la giornalista, ma si appassiona alla storia di Zanta e cerca di aiutarla in qualche modo, pagando gli studi al bambino in un istituto cinese.
Dopo un po' di tempo, Zanta, il suo bambino e Jocelyn ritornano nel villaggio tibetano per il Capodanno cinese: ad aspettarli c'è il suocero di Zanta che vuole e chiede con le minacce la proprietà del bambino, unico discendente della famiglia.
Alla fine i due arrivano ad un patto: Yang Qing continuerà ad andare a scuola a Pechino e ritorneranno in Tiber solo per le feste.
Una storia che mostra ancora una volta la condizione delle donne, vittime di uomini feroci che le picchiano senza pietà e che con la loro prepotenza e le loro minacce pensano di avere il potere assoluto su di esse, tradizioni e credenze che continuano ad essere vive soprattutto nei villaggi più remoti del mondo dove non c'è istruzione ed emancipazione.

Consiglio: leggi anche il triste destino delle vedove ghanesi.

sabato 28 settembre 2013

La casa micro di Renzo Piano: solo 6 metri quadrati

In tempi di crisi si rinuncia a tante cose e se si può risparmiare denaro, è molto meglio.
C'è chi come Renzo Piano che, forse spinto dalla crisi o quasi sicuramente spinto dalla sua genialità, ha deciso di risparmiare sullo spazio ed ha realizzato una casa micro.

Diogene: interno
Diogene, questo è il nome della casa mignon, ecologica e trasportabile, compatta e funzionale, che al suo interno ha davvero tutto ciò che serve a vivere: la cucina, il bagno con doccia, il soggiorno con divano letto, il tavolo da pranzo pieghevole e persino uno sgabuzzino.
Tutta in legno, la casa misura solo 6 metri quadri ed è stata realizzata in modo da ridurre al minimo gli sprechi di energia e l'impatto ambientale: infatti, ha un sistema di raccolta dell'acqua piovana e un pannello solare per produrre l'energia necessaria a chi ci abita. 

Diogene, esterno
La casetta dell'architetto Renzo Piano è priva di fondamenta e può dunque essere installata dovunque, a tal punto da esser vista come un'ottima alternativa ai container utilizzati in caso di disastri naturali.
Anche il costo è decisamente accettabile: con soli 20 mila euro avrete una (micro) casa tutta per voi.
Che ve ne pare?

venerdì 27 settembre 2013

Google festeggia 15 anni con un doodle di caramelle

Oggi Google, il motore di ricerca più famoso al mondo e con base a Mountain View, festeggia i suoi 15 anni (qui la storia di come è nato).
Da quel lontano 1998 in cui i due giovani studenti dell'Università di Stanford cambiarono il modo di ricerca nel web Google si è arricchito con più servizi e applicazioni: basti pensare a Google Maps, a Google Traduttore, a Gmail.
E così oggi ci regala un doodle speciale.


Niente di particolare, ma un buon passatempo: le letterine del logo si animano e si ritrovano in giardino con al centro una grandissima torta con su scritto 15, come gli anni da festeggiare.
Una volta cliccato sul Play, ecco che compare una stella di carta piena di caramella: cliccando sul tasto Spazio dovrete cercare di colpire la pignatta o la pentolaccia per guadagnare quante più caramelle possibili che, come è normale che sia, avranno il colore rosso, blu, giallo e verde, i colori delle lettere del logo.
Non ci resta che fare gli auguri a Google!

mercoledì 25 settembre 2013

Il servizio de Le Iene sull'Ilva di Taranto

Nella prima puntata di ieri de Le Iene c'è stato il servizio di Nadia Toffa sulla città di Taranto, soffocata dall'Ilva.
La vicenda Ilva ha iniziato ad essere considerata dai telegiornali nazionali e dai politici italiani il 26 Luglio 2012 quando gli operai dell'Ilva scioperarono, bloccando le vie d'accesso e di uscita della città.
Nel servizio di ieri, la Iena Nadia ha intervistato diversi cittadini tarantini, tutti uniti da un elemento grave: la malattia che porta inesorabilmente alla morte.
Si parte da uno studio dell'Ilva che ha fatto un forte rumore quest'estate: la notizia riportava che da questo studio risulta che le cause dei tumori riscontrati negli operai dell'Ilva e dei cittadini tarantini sono da ricercare nel fumo di tabacco e nell'alcol.
Ma la realtà è ben diversa, la realtà dice che lo stabilimento ha sversato nell'aria in tutti questi anni sostanze nocive per la salute dell'uomo, determinando malattie nei cittadini di Taranto.
Diverse sono le fonti di inquinamento da parte dello stabilimento:
  • ci sono i parchi minerali a cielo aperto dove vengono ammassate tonnellate di ferro e carbone. Da qui immense nubi di polvere si alzano, andando ad inquinare l'aria della città. Negli anni l'Ilva ha cercato di arginare questo problema, costruendo prima delle collinette artificiali, poi ha tirato su delle reti e poi dei cannoni che sparano acqua sui parchi;
  • le due acciaierie che sputano ossido di ferro per trasformare la ghisa in acciaio;
  • le cokerie che producono ghisa rilasciando nell'aria il benzoapirene;
  • il camino 312 che 24 ore su 24 disperde nell'aria diossina, avvelenando coltivazioni e animali.
A pagarne le conseguenze non sono solo gli adulti e gli operai Ilva, ma soprattutto i bambini che al quartiere Tamburi non possono giocare nei parchi e inoltre vengono colpiti da gravissime malattie, spesso mortali.
Ma la malattia è dovunque, dietro ogni angolo, in ogni condominio, in ogni famiglia, come se una bomba atomica avesse colpito la città di Taranto.
A confermarlo è anche il primario di ematologia dell'Ospedale Moscati di Taranto, il dott. Mazza: ha dichiarato che un operaio che ha lavorato per 20 anni all'Ilva hanno l'80-90% di sviluppare tumori.
E un'ulteriore conferma viene dal registro tumori dell'Asl che ha registrato 8916 casi di tumore, ovvero 1 cittadino ogni 21.
A peggiorare la situazione c'è anche la raffineria dell'Eni e la Cementir e una nuova discarica per rifiuti pericolosi che potrebbe essere approvata in questi giorni proprio dal governo.
E allora quale futuro per questa città?
Come ha detto il giovane cittadino tarantino: "Non si deve scegliere se vivere o lavorare, noi vogliamo vivere e lavorare".

martedì 24 settembre 2013

A Juarez c'è Diana ad uccidere gli autisti-violentatori

Ciudad Juarez è una piccola città messicana al confine con il Texas, tristemente nota per il numero elevato di ragazze morte e ritrovate nel deserto, spesso mutilate.
La maggior parte dei dubbi su chi le abbia uccise ricade sugli autisti degli autobus che percorrono la Ruta 4 e che trasporta principalmente le ragazze che svolgono il turno di notte nelle maquillas, ovvero le fabbriche tessili di Juarez.
E così, da qualche settimana, una donna, Diana, questo il suo nick, si è elevata a giustiziera: la chiamano la cazadora de choferes, cioè la cacciatrice degli autisti, e ha già ucciso 2 autisti di quella linea di autobus.
Da allora, molti hanno rinunciato a coprire quella linea e anche il numero dei passeggeri è notevolmente diminuito.
Diana ha rivendicato i due omicidi mandando una mail ai quotidiani della regione del Chihuahua, dicendo che le sue compagne così come lei stessa hanno sofferto in silenzio, sono state vittime di violenze sessuali da parte degli autisti e nessuno mai le ha protette e difese.
Da 20 anni a Ciudad Juarez sono morte centinaia di donne tra i 15 e i 25 anni, sequestrate, violentate, torturate e strangolate, nell'indifferenza totale della polizia e della giustizia. 
Pare proprio che in queste orge-party siano coinvolte le autorità politiche e persone legate al narcotraffico che usano le ragazze per i loro giochi sessuali per poi abbandonarle mutilate ed uccise nel deserto messicano.
La stessa Diana ha dichiarato di temere per la propria vita dopo che un suo identikit è stato diffuso in tutta la città.

Curiosità: su questo triste caso di femminicidio c'è stato anche un film, Bordertown, con Jennifer Lopez e Antonio Banderas. 

domenica 22 settembre 2013

Berkeley International: l'agenzia per sposare un milionario

Da piccoline quante bambine hanno sognato di sposare un giorno il principe azzurro, meglio ancora se si tratta di un milionario.
E c'è un'agenzia di incontri che permette tutto questo: la Berkeley International, con sedi a Londra, Parigi, Bruxelles, New York, Anversa e da un po' anche a Milano.
Per iscriversi basterà (si fa per dire) pagare una quota annua minima di 10 mila euro: i profili vengono esaminati accuratamente con interviste di un paio di ore, poi si verificano credenziali, hobby, difetti, abitudini e tic; infine, si trova il profilo corrispondente e si dà il numero di telefono della signora all'uomo.
Il resto dell'appuntamento dipende dai due: l'agenzia di incontri a 5 stelle non passa foto, saranno i due a incontrarsi e a capire se può nascere qualcosa.
Solitamente la scintilla scatta al primo appuntamento, ma l'agenzia garantisce ben 8 incontri all'anno e solitamente il colpo di fulmine scatta al quinto o sesto appuntamento. 
Nell'80% dei casi nascono relazioni stabili che durano più di 24 mesi.
Per gli appuntamenti gli scenari sono speciali: c'è chi ha prenotato un'intera ala del Castello di Versailles o chi ha organizzato una cena a lume di candela presso il club londinese fondato da Dickens (prenotando tutti i tavoli).
Ma chi sono gli iscritti?
Naturalmente è tutto top secret: alcuni dei nomi sono quelli di Hugh Grant e Liz Jones a i quali si aggiungono quelli di attori famosi in tutto il mondo, presentatori tv, n°1 di grandi aziende e banche.
L'età va dai 20 agli 80 anni, ma la maggioranza è tra i 35 e i 55 anni. 
In Italia, a Milano, dove ha aperto la nuova sede della Berkeley, si sono già iscritti 300 persone in cerca dell'anima gemella.
D'altronde uomini e donne italiani sono molto richiesti dagli amanti di tutto il mondo che cercano dolcezza e di un partner che si prenda cura di loro.
E' proprio vero che il successo ti dà i soldi, ma ti toglie il tempo anche per trovare e costruire una relazione; e nella vita serve tutto per stare bene.

venerdì 20 settembre 2013

Dare è la migliore comunicazione: lo spot thailandese

Fare pubblicità non è sempre semplice così come comunicare il messaggio principale, ma delle volte degli spot sono fatti così bene da poter essere considerati delle vere e proprie opere d'arte.
Uno di questi è lo spot di True Move H, un'azienda thailandese di comunicazione che con il suo spot ha fatto emozionare tantissimi spettatori.


Lo slogan è "Dare è la migliore comunicazione": lo spot parte in un mercato thailandese in cui un bimbo viene scoperto rubare dei medicinali. 
Mentre la proprietaria del negozio lo sgrida, un uomo del mercato che vende zuppe di verdure paga per lui e gli offre anche una zuppa, dopo aver capito che quel bimbo ha rubato quei medicinali per la sua mamma malata.
Trent'anni dopo, si rivede ancora quell'uomo, colpito da un male e trasportato in ospedale.
La figlia legge che per le spese mediche serve una somma esorbitante, così tanti soldi da decidere di vendere la bancarella al mercato, ma, con sua grande sorpresa, scopre che quelle spese mediche sono state pagate dal medico della clinica che altro non è che quel bambino aiutato da suo padre 30 anni prima.
Un messaggio di solidarietà che, mai come in questo periodo, deve diffondersi tra gli uomini perchè solo se siamo tutti uniti e insieme possiamo andare avanti e superare le numerose difficoltà che la società di oggi ci pone davanti.

giovedì 19 settembre 2013

Il disturbo dello sviluppo sessuale colpisce sempre più bambini

Quando una coppia è in attesa della nascita del figlio, la prima cosa che ci si chiede è se sarà maschio o femmina e, di conseguenza, si cerca anche di scegliere il nome del nascituro.
Ma, in alcuni casi, non è così facile perchè sono tanti i bambini che alla nascita non possono essere catalogati secondo i normali criteri anagrafici e che sono destinati ad avere una vita spesso complicata e dolorosa.
Si parla, in tutti questi casi, di 46 XY Dsd dove Dsd sta per disorder od sex development, ovvero disturbo dello sviluppo sessuale.
In passato si parlava di pseudo ermafroditismo, ma in realtà si tratta di bambini che nascono con un patrimonio cromosomico maschile, ma con una scarsa virilizzazione dei genitali esterni.
Se pensate sia un problema raro, vi sbagliate perchè i dati affermano che questo disturbo capita ad un bambino su 4-5 mila.
E così l'iter prevede indagini cromosomiche, esami ormonali e analisi di ogni tipo: spesso è richiesta l'operazione che è meglio se viene fatta nei primi anni di vita.
Ma quali sono le cause di questo disturbo?
L'incremento dei casi è dovuto all'ingestione, tramite gli alimenti, di sostanze ad attività simil-ormonale che alterano la normale produzione di ormoni sessuali.
Questi contaminanti ci alimentano con sostanze a base di ormoni femminili che spiegano anche la diminuzione della fertilità maschile e l'aumento di tumori nei testicoli.
Secondo uno studio del Niehs (agenzia americana che si occupa di salute ambientale) le molecole che producono alterazioni endocrine sono contenute nei pesticidi, nei cosmetici, nella maggior parte dei contenitori di plastica per alimenti, nelle lattine delle bibite e nelle bottiglie della minerale.
Difficile starne lontani.
Ed è anche per questo che in Germania dal 1° Novembre 2013 inserirà il terzo sesso, indicato con la lettera X. Il sesso X, che andrà ad affiancare quello M ed F, potrà essere utilizzato in tutti quei casi di incertezza, di ermafroditismo e di disturbi della differenziazione sessuale (esclusi i trans che appartengono fisicamente ad un sesso definito).

domenica 15 settembre 2013

Ciò che mi nutre mi distrugge: storie di disturbi alimentari

Uno dei mali delle nuove generazioni è quello dell'anoressia e della bulimia che spesso vengono presentate con il nome di disturbi alimentari.
Il cibo è diventato un'ossessione di massa, una moda culturale: basti pensare a quanti siano i programmi tv in cui si preparano all'istante tante ricette diverse.
Ma se c'è chi, come gli obesi, non riescono a fare a meno del cibo, esagerando nelle quantità, c'è anche chi, come gli anoressici e i bulimici, che lo temono e lo odiano e combattono una guerra contro di esso ogni giorno.
Uno dei problemi è che chi soffre di questi disturbi finisce per attribuire al cibo altri significati e non quello suo giusto, quello di nutrimento per il nostro organismo.
E così il documentario "Ciò che mi nutre mi distrugge" per la prima volta riprende quattro storie di quattro donne diverse, ma tutte affette da anoressia o bulimia.
Le telecamere entrano nelle stanze degli psicoterapeuti dell'ASL di Roma per ascoltare le confessioni di queste donne e capire come attraverso il semplice parlare si può riacquistare la consapevolezza della propria malattia, cercando di ritrovare le ragioni di questo disturbo.
Certo, non basta soltanto la parola, ma è importante per molte di loro sforzarsi e riconquistare il contatto con il proprio corpo, amarlo e toccarlo. Tutto ciò è possibile attraverso l'arte del Tai Chi, nata come tecnica di combattimento, ma oggi conosciuta in Occidente come ginnastica e tecnica di medicina preventiva.
Giulia
C'è Giulia, giovanissima che odia pesantemente il suo corpo al punto che non solo si abbuffa per poi vomitare, ma si procura anche dei tagli per fuggire da se stessa, da quel corpo che le sembra così pesante e insopportabile. Giulia non riesce a immaginare una vita senza la sua malattia e infatti al medico che le è di fronte dice che l'unica soluzione è morire. Ma, invece, grazie a questa equipe di psicoterapeuti riuscirà, attraverso il Tai Chi, a ritrovare il sorriso e l'amore per se stessa.
Silvia
C'è Silvia: giovanissima anche lei, ha paura di non essere all'altezza di essere una donna, non si guarda allo specchio perchè la sua immagine e il suo corpo non le piace. Quando le consigliano di toccarsi ed entrare in contatto col proprio corpo, ne esce infastidita. Eppure, alla fine della terapia, sarà lei a trovare la forza di riprendersi la sua vita, di amare il cibo e di smettere di vivere il dopo pasto come un incubo.
Marie Louise
C'è Marie Louise: è bella, socialmente competente e tanto presa dal lavoro, ma in lei la bulimia è così forte da non riuscire a risparmiarla. Anche quando il medico le chiede di mangiare un semplice panino con la bresaola, Marie Louise non ce la fa e non mangia. E aggiunge che ha così tanto da fare da non riuscire a trovare il tempo per mangiare.
Sonia
C'è Sonia: la più adulta, quasi 50enne con un bimbo. Sonia è stata vittima dell'anoressia già nell'adolescenza, ma a quanto pare non sembra esserne uscita. La sua malattia ha avuto inizio come segno di ribellione verso una situazione familiare non così piacevole, un padre poco presente e una madre vittima. Ma Sonia ora è matura e ha capito che non c'è soluzione alla sua malattia, è qualcosa che si porterà sempre dentro e con il quale dovrà convivere, combattendo giorno dopo giorno.

venerdì 13 settembre 2013

Costa Concordia: le varie fasi del parbuckling del 16 settembre

Dopo 612 giorni per essere precisi la Costa Concordia, il gigante del mare di Costa Crociere, potrà riemergere per essere finalmente trasportata in un porto italiano ed essere smantellata.
L'evento sarà trasmesso con dirette tv in tutto il mondo e avverrà il prossimo 16 Settembre.
L'operazione, che prende il nome di parbuckling, è la prima di sempre per una nave come la Concordia che misura 289 metri di lunghezza e 35 di larghezza ed era in grado di accogliere al suo interno più di 4000 passeggeri.
Eppure quel 13 Gennaio 2012 la nave è affondata e oggi risulta appoggiata a due speroni di roccia che l'hanno in parte bucata.
Ma quali sono le varie fasi dell'operazione?
Prima fase del parbuckling
Sul lato emerso della nave sono stati posizionati dei cassoni che, grazie a 36 martinetti idraulici telecomandati e grazie all'acqua che verrà versata al loro interno, permetteranno alla nave di staccarsi dagli speroni di roccia e compiere una rotazione di 65 gradi fino a ritornare al grado zero e poggiarsi su una piattaforma artificiale composta da 1180 sacchi di malta di cemento e pesante 18 mila tonnellate.
Quest'operazione di raddrizzamento durerà tra le 10 e le 12 ore.
Una volta che la nave avrà raggiunto questa posizione, si procederà con la ricerca degli unici 2 passeggeri dispersi.
Seconda fase del parbuckling
Terza fase del parbuckling
In autunno poi si provvederà a montare altri cassoni sul lato sommerso e in primavera si toglierà l'acqua dai cassoni-galleggianti per far sollevare la nave e trasportarla verso una destinazione che ancora non è stata definita.
C'è il porto di Piombino, il più vicino, ma anche Palermo e Taranto si sono proposte per accogliere il relitto e ottenere così un gran lavoro da svolgere.
Il costo dell'intera operazione è di circa 600 milioni di dollari; inoltre è previsto che in quei giorni sarà chiuso lo spazio aereo sull'isola del Giglio, interdetto il traffico dei traghetti e stabilita una zona rossa vietata alla navigazione.
I due punti cardine dell'operazione sono, infatti, l'ambiente e la sicurezza: l'obiettivo è quello di pensare alla sicurezza di tutti gli addetti ai lavori e ridurre al minimo i rischi per l'ambiente.
Un evento che ci porterà inevitabilmente indietro nel tempo e ci farà rivivere quei tristi momenti in cui tanta gente in vacanza ha trovato la morte.

giovedì 12 settembre 2013

Le città del futuro: sul mare, in cielo o sottoterra

Solo nell'Ottobre 2011 la popolazione mondiale ha raggiunto quota 7 miliardi, ma le stime delle ultime settimane dicono che nel 2040 saremo già 9 miliardi.
E allora viene spontaneo chiedersi: ma dove vivremo?
Oggi esistono già 23 megalopoli con più di 10 milioni di abitanti e il numero è destinato a crescere.
E così tantissimi architetti visionari immaginano delle vie di fuga e non si limitano al cemento e alla terra, ma vanno ben oltre per cercare nuovi spazi, immaginando di addomesticare il mare e il cielo.
SeaOrbiter, città sul mare
C'è il progetto della città sul mare: SeaOrbiter, un mini-condominio semisommerso, alto 50 metri per consentire la vita sia sopra che sotto il mare; oppure Lilypad, una città galleggiante di 500mila metri quadrati, capace di ospitare fino a 50mila persone e ideale per il governo del Kiribati che medita di trasferirvi l'intera popolazione in quanto le isole rischiano di essere sommerse dall'oceano.
C'è anche chi immagina le città fra le nuvole, lontano da stress, caos cittadino e rumori: si parla del progetto City in the Sky, una sorta di fiori di loto giganti che saranno dei veri e propri superattici.
City in the Sky
Poi c'è anche l'idea della giungla metropolitana, una città piena di alberi, piante, fiori, boschi e abitazioni fatte di membrane biotessili, cemento di sabbia e gusci di conchiglie.
E infine, c'è la possibilità forse più cupa, quella della città sotterranea: già in Siberia si è pensato ad un progetto che mira a realizzare un centro urbano a basso impatto ambientale e ad alta tecnologia in una vecchia miniera di diamanti.
Di posti ce ne sono, c'è solo l'imbarazzo della scelta.

martedì 10 settembre 2013

Van Gogh: scoperto "Tramonto a MontMajour"

E' davvero emozionante passeggiare tra le gallerie dei musei più importanti del mondo e osservare da vicino le opere degli artisti del passato; ma è ancora più affascinante ritrovare un dipinto perduto o di cui non si sapeva l'esistenza.
E' successo ieri ad Amsterdam, al Van Gogh Museum: il direttore del museo ha potuto presentare al mondo un nuovo dipinto di Van Gogh.
Si intitola "Tramonto a MontMajour" e risale al lontano 1888: è un dipinto che il pittore olandese realizzò ad Arles, durante il punto più produttivo della sua carriera.
Tramonto su MontMajour di Van Gogh
E' stato ritrovato in un attico norvegese di proprietà di Nicolai Cristian Mustad, parte di un'importante dinastia norvegese che la acquistò nel 1908.
Il dipinto è arrivato nelle mani del museo nel 1991, ma inizialmente, non essendoci la firma, i responsabili dubitarono dell'autenticità del quadro.
Solo tramite diverse lettere e riferimenti capirono che quel paesaggio era proprio stato dipinto durante il soggiorno di Van Gogh ad Arles: confrontando i pigmenti e la tela utilizzati nel Tramonto con altri dipinti dello stesso periodo sono giunti alla conclusione che Tramonto a MontMajour appartiene a Van Gogh.
Il dipinto sarà esposto dal prossimo 24 Settembre al Van Gogh Museum, insieme ad altri capolavori del maestro olandese, celebre per i suoi girasoli.

domenica 8 settembre 2013

Tokyo ospiterà le Olimpiadi 2020

In attesa delle prossime Olimpiadi che nel 2016 riempiranno il Brasile di turisti da tutto il mondo, ieri c'è stata l'elezione a Buenos Aires della prossima città del mondo che ospiterà le Olimpiadi del 2020.
Le candidate erano tre: Tokyo, Istanbul e Madrid e a vincere è stata proprio la capitale giapponese.
Tokyo era senza dubbio la città con più soldi e più pronta per un evento mondiale come quello delle Olimpiadi: l'ultima volta che ha ospitato i giochi è stata nel 1964 e pare che abbia nel cassetto 4 miliardi e mezzo di soldi.
La città coglie quest'occasione per stracciarsi di dosso la paura delle radiazioni di Fukushima che dopo lo tsunami del 2011 hanno devastato la costa orientale del Giappone: l'obiettivo è quello di creare un muro di ghiaccio attorno alle acque radioattive di Fukushima in modo da proteggere la città di Tokyo, distante 250 Km.


Al terzo posto è arrivata Madrid: l'ultima volta che la capitale spagnola ha ospitato i Giochi Olimpici è stato nel 1992 ed aveva già molti degli impianti sportivi pronti, ma la crisi e lo scarso appoggio nel paese l'ha buttata fuori.
Seconda, invece, Istanbul: la capitale turca si era candidata per la 5° volta, ma le repressioni e il problema dei trasporti e degli impianti sportivi l'hanno lasciata fuori.
Questa elezione della capitale giapponese offre buone possibilità a Roma per le Olimpiadi 2024.

sabato 7 settembre 2013

Giocattoli per tutti: basta alle distinzioni sessuali

Entrando in un qualsiasi negozio di giocattoli o anche negli ipermercati stessi è inevitabile individuare il reparto giocattoli per le femminucce e quello per i maschietti.
Pare però che dal prossimo Natale, perlomeno in Gran Bretagna, non ci sarà più questa distinzione basata sul sesso.
Sì perchè le associazioni dei genitori, tra cui "Let Toys be Toys", hanno esposto le loro lamentele per questa distinzione sessuale che viene fatta nei più grandi negozi per bambini, come Toys R Us o Tesco o Harrods: i genitori affermano infatti che questo modo di fare limiti la fantasia dei propri figli, oltre a creare già degli stereotipi e delle idee sbagliate sul lavoro e sul ruolo che ricopriranno da grandi.
E così dicono basta alle bambine-principesse passive e ai maschietti guerrieri invincibili e aggiungono che anche i giochi hanno fatto sì che oggi ci siano sempre poche donne alla guida di grandi imprese.
Già sono all'attivo delle modifiche nei grandi magazzini inglesi: nella sezione di Hello Kitty, per esempio, non c'è traccia di bambine come testimonial, mentre in quella dedicata alle armi c'è una bimba che imbraccia un fucile.
Grazie a questa richiesta da parte dei genitori i giocattoli verranno presentati su base tematica e non in base al sesso: in questo modo ogni bambino sarà libero di scegliere se essere un mini-chef o un guerriero o un supereroe.

venerdì 6 settembre 2013

La bicicleta di Leonidas nel doodle di oggi

Quando il calcio non era contaminato da soldi, spettacolo e interessi che vanno fuori il classico campo da gioco, c'erano dei veri e propri atleti nelle squadre di tutto il mondo che incantavano gli spettatori.
Uno di questi è stato, negli ani 30, Leonidas da Silva, calciatore brasiliano di Rio de Janeiro che è divenuto famoso per la sua bicicleta, così è stata chiamata la sua celebre rovesciata che lo portò ad essere uno dei più prolifici attaccanti di quegli anni.
Leonida ebbe diversi soprannomi, come il diamante nero per unire il colore della sua pelle alla purezza della sua tecnica oppure l'uomo di gomma in merito alle sue eccelse qualità acrobatiche.


Oggi Google gli rende omaggio con un doodle in bianco e nero che raffigura i diversi passi del movimento fino al tiro finale col destro.
Un modo per ricordare un uomo nato 100 anni fa e di cui si ricorda il suo nome ancora oggi grazie alla sua bravura e non solo alle sue vicende sentimentali.

mercoledì 4 settembre 2013

Il mostro di Cleveland si impicca in carcere

Lo scorso Maggio era venuta alla luce una terribile storia dagli Stati Uniti d'America: quella di tre ragazze scomparse da 10 anni e ritrovate in una casa a Cleveland da dove erano rinchiuse e violentate ripetutamente.
Da quel terribile momento la casa degli orrori è stata distrutta e l'uomo, Ariel Castro, che ha abusato di loro per un decennio è stato condannato ad oltre 1000 anni di prigione per rapimento, stupro e sequestro di persona.
La condanna era stata pronunciata ad inizio Agosto e da allora Castro era tenuto in un'unità di isolamento proprio per tutelare la sua incolumità.
Ieri notte, quando in Italia erano le 3e20, la stampa americana ha diffuso la notizia che il mostro di Cleveland si è tolto la vita in cella, impiccandosi.
Una notizia che sembra scrivere la parola fine su questa vicenda, ma il ricordo di quei 10 anni di orrori subiti resterà per sempre nella mente di quelle tre ragazze innocenti a cui è stata rubata l'adolescenza.

martedì 3 settembre 2013

L'ultima moda degli adolescenti: il binge drinking

Oggi bere alcol è diventato una moda ed è per questo che è sempre più difficile convincere i giovani a smettere.
In ogni angolo della città, nei bar, nelle discoteche, ci sono giovani e giovanissimi con un bicchiere di alcolico in mano, fieri di essere come i loro coetanei e di sentirsi così più grandi.
Ma la dipendenza da alcol non è uno scherzo.
Nel 2012 da un'intervista effettuata dall'Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa è risultato che l'88% degli studenti delle superiori consuma alcol, ma cosa ancora più grave è che il 35% di essi pratica il binge drinking, chi solo per 2/3 volte al mese e chi fino alle 5 volte.
Ma cos'è il binge drinking?
Con questo termine si indica l'abitudine di assumere a stomaco vuoto 5 dosi di alcol in pochi minuti con l'obiettivo di ubriacarsi e perdere completamente il controllo.
Come ha spiegato un medico del Dipartimento di chirurgia generale e dei trapianti del Policlinico di Milano l'alcol etilico è un veleno prodotto dai lieviti della fermentazione che, se assunto in quantità eccessive, provoca la distruzione delle cellule.
E' vero che il nostro fegato è in grado di rendere innocuo l'alcol, ma se arrivano dosi forti tutti insieme è inevitabile la distruzione delle cellule epatiche.
Con la distruzione anche parziale del fegato, il sangue si carica di ammoniaca che raggiunge il cervello e si ha il coma etilico o la morte, nei casi più gravi.
Il problema sta nel fatto che il fegato non provoca sintomi fin quando non è seriamente danneggiato e in quel caso è necessario il trapianto.
Per questo molti medici chiedono una campagna più forte, magari con degli avvisi simili a quelli presenti sulle sigarette esposti nei locali o impressi direttamente sulle bottiglie e i bicchieri dei pub.
Perchè è bene sapere che da una ricerca effettuata da uno psichiatra inglese per misurare la pericolosità sociale delle varie droghe, l'alcol è al primo posto con 72 punti, prima di eroina (55), ecstasy (33), cocaina (27), tabacco (26) e marijuana (20).

lunedì 2 settembre 2013

L'arte delle hashi: come scegliere le bacchette per cibo

Per  noi occidentali il cibo si mangia con le posate.
Beh sappiate che non per tutti è così: sì perchè se dividessimo la Terra in 4 parti, un quarto usa le posate, un altro quarto usa le mani, un altro quarto ancora non ha niente da mangiare e l'ultimo quarto usa le bacchette.
Le bacchette in giapponese hanno un loro nome, si chiamano hashi e vengono utilizzate continuamente dai nipponici così come dai cinesi e dai coreani.
Pare che le bacchette siano state usate per la prima volta in Cina nel 1200 a.C, circa 3000 anni fa.
A Tokyo, nel quartiere di Ginza, c'è un negozio, Toshiki Sako, che ne possiede al suo interno 2600 esemplari di ogni misura, colore e materiale.
Ma quali sono i criteri per scegliere in modo giusto il proprio paio di bacchette?
Innanzitutto, occorre guardare la lunghezza che deve essere pari a una volta e mezzo la lunghezza tra la punta dell'indice e quella del pollice quando formano un angolo retto.
Quelle in circolazione sono lunghe tra i 18 e i 23 centimetri, ma ce ne sono anche di più lunghe.
Il secondo criterio importante è lo spessore: il corpo della bacchetta può essere tondo o presentare numerose sfaccettature.
Ciò che  è importante nella scelta è provarle per sentire quali si adattano meglio alla nostra mano: è fondamentale perchè le bacchette devono essere proprio un prolungamento della nostra mano.
Per ciò che riguarda il materiale, invece, le hashi sono realizzate in vari modi: ci sono quelle in legno, in lacca, in ceramica, in plastica.
Quelle più comuni in Giappone sono quelle in legno usa-e-getta: pare che se ne consumino 24 miliardi di paia all'anno e sono prodotte in Cina.
Naturalmente, anche l'utilizzo delle bacchette, così come per le nostre posate, prevede un certo galateo: è assolutamente vietato infilzare il cibo con le stesse, ma bisogna prendere il cibo, stringendolo tra le due punte, così come è sgarbato avvicinare una ciotola o un piatto con le bacchette.
Una volta che avrete finito potete riporle tra il piatto e il commensale in senso orizzontale oppure alla vostra destra in verticale.
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