mercoledì 24 ottobre 2012

Gli esploratori scomparsi

La storia è piena di uomini e donne che si sono spinti oltre ogni limite per soddisfare la loro sete di conoscenza o solo per mettere alla prova la loro adrenalina.
Ed è grazie a loro che oggi possiamo dire di aver visitato ogni più piccolo angolo della Terra.
Basti pensare al coraggio che ebbe Cristoforo Colombo nell'avventurarsi in questo viaggio verso l'ignoto, un viaggio che prevedeva l'arrivo in un posto (le Indie), ma che, in realtà, portò alla scoperta dell'America nel 1492.
Ma Colombo non fu l'unico a spingerci così tanto oltre.
Partiamo dal lontano 1539, quando Hernando de Soto fu il primo europeo ad attraversare il Mississippi, facendo credere agli indigeni di essere un immortale dio del Sole, evitando così d combattere per sottometterli.
Solo quando fu colpito da una febbre tropicale che gli procurò la morte, fu fatto sparire per mantenere viva ancora questa credenza.
Nel 1925 un altro uomo, Percy Harrison Fawcett, si spinse verso le fitte foreste del Mato Grosso, in Brasile, perchè convinto, forse da una veggente, che lì esistesse una città isolata, detta Z, dove il tempo si era fermato. 
Nel 1933 fu trovata la sua bussola presso una tribù di indiani e di lui non si seppe più nulla.
Stessa sorte toccò a Michael Clark Rockefeller che scomparve a 23 anni nel 1961 dopo aver intrapreso un viaggio nella Nuova Guinea sud-occidentale: lì probabilmente fu ucciso dai cacciatori di teste locali della popolazione degli Asmat, fermi all'età della pietra.
Ma c'è un uomo che si spinse davvero oltre: il suo nome è Richard Halliburton, un americano di 39 anni che attraversò il Pacifico a bordo di una giunca.
L'uomo si sentiva prigioniero nel suo appartamento, nella società convenzionale al punto di annoiarsi.
E così, pensando ad Ulisse, circumnavigò prima il globo in 18 mesi su un biplano, scattando la prima foto aerea dell'Everest, poi varcò le Alpi su un elefante proprio come fece Annibale e infine intraprese questa avventura estrema che lo portò alla morte, tra la furia di un tifone.
E chi si dimentica di Amelia Earhart, la prima donna ad attraversare l'Atlantico e che scomparve durante il tentativo di fare il giro del mondo su di un aeroplano?
Così come Johnny Mallon Waterman che a 16 anni conquistò la vetta più alta dell'America e nel 1981 sparì nella riserva del Denali, in Alaska, ispirando successivamente Chris McCandless, il giovane viaggiatore che morì in Alaska nel 1992 e la cui storia è stata raccontata nel film di Sean Penn dal titolo "Into the wild".
Concludo con una frase tratta proprio da quel film e che ci spiega cosa può aver spinto tutti questi uomini (e non solo loro) a fare ciò che hanno fatto:
"C'è tanta gente infelice che tuttavia non prende l'iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l'animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l'avventura. La gioia di vivere deriva dall'incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell'avere un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso... 
... Non dobbiamo che trovare il coraggio di rivoltarci contro lo stile di vita abituale e buttarci in un'esistenza non convenzionale...."


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