sabato 21 luglio 2012

L'India e l'aborto dei feti femminili

L'India è un Paese così affascinante, sia per la sua cultura, sia per le sue tradizioni ancora molto radicate nella popolazione.
Ho sentito di gente che è stata in India e ne è tornata profondamente cambiata nell'anima e nello spirito.
Però, bisogna aggiungere che nel paese dei Maharaja ci sono anche tante tradizioni che non rispettano la donna.
Nello stato nord occidentale dell' Uttar Pradesh, sono stabilite delle regole ferree per le donne in modo da ristabilire un certo "livello di moralità":  da un gruppo di anziani del villaggio è stato stabilito che le donne con un età inferiore ai 40 anni non possano uscire per far shopping, non possano parlare al cellulare, non possano andare al mercato e debbano camminare con il viso coperto.
Praticamente viene vietato loro di fare anche le cose più banali che noi donne occidentali siamo abituate a fare.
Ma c'è di peggio.
Nello stato settentrionale dell' Haryana le donne sono costrette ad un'altra brutalità: molte di loro devono abortire nel caso siano in attesa di una femmina.
Questo è dovuto principalmente ad antiche credenze che affermano che sia proprio il figlio maschio ad occuparsi dei genitori anziani.
Dall'ultimo censimento risulta che ci siano ogni 1000 maschi 914 femmine.
E l'arrivo di macchinari per l'ecografia uterina è stato un male: perchè grazie ad essi i futuri genitori possono conoscere in anticipo il sesso dei nascituri, permettendo così feticidi al terzo, sesto e addirittura all'ottavo mese.
Tra l'altro, quello degli aborti selettivi è diventato anche una fonte di ricchezza per molti medici indiani che, mettendo a disposizione le apparecchiature per l'ecografia, finiscono per arricchirsi ai danni della società indiana.
L'aborto è, di per sè, già qualcosa di inaccettabile (io lo appoggio solo in caso una donna resti incinta in seguito ad una violenza subita): in questo caso, cioè quando viene fatto solo per una "selezione", è un omicidio vero e proprio legato all'ignoranza.


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