mercoledì 28 settembre 2011

L'Italia non è un paese per laureati

Mentre nel Sud Italia si verifica quello che è stato chiamato uno tsunami demografico, ovvero una fuga dei cervelli verso il Nord, si registra, nell'intero Paese, un calo nel numero di iscritti all'Università.
Nel 2010 ci furono 4000 iscritti in meno.
Un dato che non conforta in quanto in Italia, tra i 25 e i 34 anni, solo il 19% possiede un diploma di laurea contro la media europea che si stabilizza sul 30%.
Insomma, di futuro in Italia non si può parlare.
Perchè?
Nel nostro Paese la laurea sembra aver perso valore: infatti, su 100 diplomati solo 32 decidono di proseguire gli studi.
E tutto questo si verifica perchè

  • le sedi sono brutte e sporche;
  • molti leader politici non sono laureati (quindi la laurea non serva poi a tanto);
  • molti laureati lavorano meno di chi ha un diploma: la disoccupazione dei laureati triennali è del 16%, quella dei laureati specialistici è del 18%.
Ciò che emerge da questi pochi dati è che più studi, meno lavori.

E poi ci sono i problemi di chi finisce fuori corso (due terzi degli studenti) e delle rette che aumentano (in Italia in media 1000€ contro i 200 € della Freie Universitat Berlino e i 500€ della Sorbonne Parigi).
Una situazione disastrosa in cui cresce il numero dei Neet e in cui non c'è spazio per la cultura e la formazione.
Saremo sempre più un popolo di ignoranti?



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