lunedì 19 settembre 2011

I pietrificatori di cadaveri: Segato e Gorini

Oggi come nel passato ognuno di noi è alla ricerca della vita eterna.
Tra coloro che provarono a sfidare la morte ci fu un naturalista italiano, Girolamo Segato.
Segato partecipò a diverse spedizioni in Egitto che gli fecero nascere la passione per gli Egizi e per la pratica da loro utilizzata sui morti: la mummificazione.
Ritornato in Italia, Segato creò una tecnica simile alla mummificazione, chiamata pietrificazione: il suo obiettivo era quello di conservare i corpi anche dopo la morte grazie all'infusione di liquidi fissativi, subito dopo la morte.
Realizzò così dei reperti prettamente artistici, conservati oggi all'Università degli studi di Firenze, nei quali sono conservati i colori originali dei tessuti.
Purtroppo, però, Segato si portò il segreto dei suoi studi nella tomba e sulla sua lapide, nella Basilica di Santa Croce, c'è scritto: "Qui giace disfatto Girolamo Segato, che vedrebbesi intero pietrificato, se l'arte sua non periva con lui."
Tanto simili a quelli di Segato, sono stati gli studi di Paolo Gorini, scienziato italiano, 20 anni più giovane di Segato.
Gorini realizzò 2 tipi di reperti: uno didattico, in cui mise in rilievo i tendini e le vene dei corpi, e uno celebrativo, più artistico.
A differenza di Segato, ci sono pervenuti gli studi di Gorini il quale, per la sua tecnica, non faceva altro che sostituire i liquidi corporei con sali, iniettati principalmente dai vasi inguinali.
Ciò che si otteneva era un uomo pietrificato: intatti restavano le espressioni del volto e i tratti fisionomici.
Pare che anche Giuseppe Mazzini sia stato pietrificato, anche se Gorini arrivò troppo tardi per procedere alla pietrificazione e, infatti, il risultato non fu eccellente.
Questa tecnica fu sempre considerata in modo negativo, come una pratica misteriosa e inquietante, e sia Gorini che Segato furono visti come dei praticanti della magia egizia.


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